Il Museo-Giardino della Civiltà della Seta di Racconigi è stato oggetto di un nuovo importante allestimento grazie al recupero di una parte dell’ex Convento delle Clarisse, edificio della seconda metà del ‘600, consentendo di raddoppiare i propri spazi espositivi, per diventare un museo di narrazione, nel quale ricostruzioni di ambienti e scenografie, unitamente ai nuovi pannelli espositivi, danno vita al racconto della storica produzione serica insediatasi a Racconigi.

Il “contenitore” è un motivo di richiamo di per sé: in un giardino ombroso, l’ex Convento di Santa Chiara, edificato all’inizio del XVIII secolo sulla base di un progetto poi semplificato attribuito a Guarino Guarini, si fa riconoscere per la sua semplicità claustrale, essendo stato abitato per circa due secoli dalle Monache Domenicane. Oggi il manufatto ospita un Centro Culturale, con la Biblioteca Civica, meta quotidiana di molte persone; tutto intorno, una delle maggiori concentrazioni urbane di nidi di cicogne che si possano ammirare in Italia. Il luogo è l’ideale punto di partenza per la conoscenza della civiltà della seta, seguendo il racconto dei pannelli descrittivi realizzati nel nuovo Museo, per poi dirigersi verso le campagne.

Il progetto è stato promosso dall’Associazione Sul Filo della Seta, composta da volontari che si sono posti l’obiettivo di far conoscere alla popolazione le tradizioni seriche della città.

La seta (soprattutto la produzione della seta grezza e dei filati) fu per secoli la principale attività economica di molte regioni italiane e, dalla fine del ‘600 alla metà dell’800, la seta piemontese fu riconosciuta come la più raffinata seta al mondo, come affermano i mercanti inglesi nel 1726. In particolare i filatoi idraulici di Racconigi avevano dato luogo ad un fenomeno di industrializzazione su base regionale che aveva pochi riscontri nell’Europa del tempo e che anticipò alcuni aspetti della rivoluzione industriale.

Tra metà ‘400 ed inizio ‘500, fu proprio Racconigi il primo borgo del ducato sabaudo nel quale sia stata storicamente documentata la lavorazione domestica di tessuti di seta ed il primo ad aver sviluppato una filiera serica integrata.

È grazie a questa cultura di settore che Racconigi – notevole città d’acque –  sul finire del ‘600 è pronta ad accogliere la sfida della nuova tecnologia dei mulini da seta: i filatoi idraulici, che qui troveranno la definizione di fabbriche magnifiche. Complessi di dimensioni inusitate per i tempi: nel 1677 il primo è strutturato per 150 addetti, il secondo (nel 1681) per ben 300, un primato in campo nazionale ed europeo. Per la città è una rivoluzione economica e sociale. La domanda di manodopera richiama centinaia di lavoratori, la popolazione cresce a dismisura, il borgo cambia volto ed assume le forme urbanistiche ed architettoniche che mantiene tuttora. Con l’avvento dei filatoi idraulici, Racconigi si specializza nella filatura dell’organzino.

Ancora pochi decenni fa, il territorio era fortemente caratterizzato dalla presenza dei gelsi. In termini occupazionali, la filiera rurale forniva un contributo importantissimo. Negli anni d’oro del setificio piemontese, i dati occupazionali contavano 60.000 donne che lavoravano come operaie semi-specializzate nelle filande nei tre mesi estivi, da giugno a tutto agosto; alla filatura della seta erano addetti, nei grandi filatoi idraulici che funzionavano a ciclo continuo per tutto l’anno, 25.000 operai, per i due terzi donne. Alle operazioni finali di tintura, tessitura e rifinitura delle stoffe, alla produzione di passamaneria e di calze, erano impiegate nella capitale altre 5.000 persone. Ma la parte del leone la giocava il settore agricolo, che vedeva ben 200.000 famiglie contadine impegnate nella coltivazione dei gelsi, nell’allevamento del baco e nella produzione e lavorazione preliminare dei bozzoli, portando il totale degli addetti a circa mezzo milione di persone.

Ed è così che per Racconigi la seta fu l’autentica “essenza del territorio”: il Museo ne narra l’epopea attraverso il cammino che la comunità locale ha percorso secolo dopo secolo, costruendo una cultura ed una civiltà del lavoro tuttora al centro delle attenzioni degli studiosi di tutta Europa.

Ecco perché la seta è davvero una ragione di più per partire alla scoperta della città, un filo conduttore che comincerà ad avvolgere il visitatore  nel corso della visita al Museo e gli consentirà di esplorare in maniera inedita l’intera città.